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Ad un collega che mi chiedeva di spiegare il perchè della mia passione per la montagna ho risposto:” l’ascensione in montagna mi crea sempre un’aspettativa di gioia interiore e non ritorno mai a mani vuote, nonostante la fatica”. Se questo è in generale il mio atteggiamento nei confronti della montagna, ne esiste un altro, particolare, che suscita in me pari interesse ed anche un pò di curiosità: il nome, che identifica una cima e la rende unica in un panorama di vette che per i profani può apparire uniforme. Una di queste è appunto il Libro Aperto. “Sembra che il nome derivi dalla somiglianza, riscontrabile dal versante toscano, con un libro dalle ampie pagine dischiuse sul dorso, costituito dall’alto bacino imbrifero del Rio Maggiore. Quello che è sicuro è che il toponimo Libro Aperto inizia ad apparire per la prima volta nelle carte redatte dall’Istituto Geografico Militare alla fine dell’Ottocento perché in epoca settecentesca , come nella carta del Vandelli del 1746, viene identificato come Monte Mandria.”
Lasciata l’auto in località “i Taburri” di Fellicarolo, in comune di Fanano, a m 1230 di quota, il sentiero sale faticosamente dapprima per fitto bosco di faggi e quindi, per aereo persorso in cresta (Pizzo dei Sassi Bianchi, m 1692), raggiunge l’anticima e poi la cima principale del Libro Aperto (Monte Rotondo), in circa tre ore.
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Mappa della cima:
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