Pizzo Tresero

GRUPPO ORTLES-CEVEDALE
Tresero
3.594 m
Organizzata dal Club Alpino Italiano Organizzata dal CAI
estate 1981
Difficoltà:
AlpinisticaAG PD-
Alpinistica su ghiaccio, poco difficile
      1. Carmina Burana - O fortuna - Orff
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 Tresero: salita alla cima : clicca per aprire la foto  Tresero: in cima : clicca per aprire la foto

Nell’estate del 1981 avevamo fissato il nostro campo base al rifugio Berni (2.541 m) con l’intento di portare a termine, in una settimana, il giro completo del massiccio montuoso denominato “tredici cime”, che inizia dal Cevedale e termina al Tresero e fa da corona al ghiacciaio dei Forni. Avevamo stabilito di alternare un giorno di ascensione ad un giorno di riposo per preparare gradualmente il nostro fisico alla fatica, dovuta ai notevoli dislivelli ed alle altitudini elevate.

Dal rifugio Berni, dopo un primo tratto pianeggiante, si scende al ponte dell’Amicizia e lo si attraversa cominciando a salire per un ripido sentiero fino a raggiungere il ghiacciaio di Punta Pedranzini. Dopo averlo attraversato si svolta a sinistra e si raggiunge la vetta del Tresero per sfasciumi, neve e ghiaccio fino alla croce metallica.

Sulla cima siamo stati sorpresi da una tormenta di neve che ci ha costretti, durante la discesa, a trascorrere alcune ore al bivacco Seveso (3.420 m). Clicca per ingrandire

Clicca per ingrandireEbbene, proprio alla cima Tresero ho legato il ricordo di una notte terribile, trascorsa nella mia branda al rifugio Berni, senza riuscire a dormire e tormentato da un disturbo agli occhi che si è protratto durante tutta la mattina seguente. La sensazione era quella di avere gli occhi pieni di sabbia, il dolore era pari alla reale presenza di granelli di sabbia sotto le palpebre e quindi ero costretto a soffrire del naturale movimento delle palpebre senza riuscire comunque a tenere gli occhi aperti perchè incapaci di reggere la presenza di luce, anche la più tenue. Fortunatamente sistemò tutto quanto la moglie del gestore del rifugio suggerendo l’applicazione, per circa otto ore, di fette di patate fresche alla parte dolente . Ero stato vittima della cosidetta “cotta da neve”. Soltanto a metà pomeriggio, con l’ausilio di occhiali da sole, ho potuto constatare l’efficacia del rimedio delle patate e riacquistare quella speranza, che sembrava perduta soltanto la mattina precedente, di portare a termine il giro programmato per il giorno successivo, l’ascensione alla Punta S. Matteo.

Percorso disegnato su mappa Google Earth; in rosso andata e ritorno per il San Matteo e Dosegù, in una giornata; in rosso-giallo, andata e ritorno per il Pizzo Tresero in un altro giorno.

Mappa della cima:

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