Il Gran Paradiso è la più antica area protetta italiana, primo “Parco nazionale” che conta camosci, stambecchi, coppie di aquila reale, diversi avvistamenti di gipeto e lince, oltre ad ermellino e marmotta, lepre alpina ed arvicola delle nevi, pernice bianca, fagiano di monte e fringuello alpino. Il più grande giardino botanico delle alpi.
Di questo splendido massiccio sono rimaste impresse nella memoria alcune immagini particolari quali la spola del mulo che da Pont Valsavarenche saliva al rifugio V. Emanuele (2.775 m), costruzione in metallo a forma di mezza botte rovesciata, più di una volta al giorno per gli approvvigionamenti quotidiani essenziali e maggiormente deperibili; la presenza di un gruppo di stambecchi che accettava il fieno dalle nostre mani e la cima del Gran Paradiso, tanto piccola da non poter ospitare più di una mezza dozzina di persone per volta.
Pont Valsavarenche (1.960 m) costituisce la naturale base di partenza di questa interessante ascensione: dopo avere pernottato al rifugio Vittorio Emanuele, dedicato al re sabaudo che nel 1856 creò la riserva reale di caccia del Gran Paradiso e oggi Parco Nazionale, raggiungibile su comodo e battutissimo sentiero, si risale il versante ovest del “gigante solitario”, prima su pietraia e poi su ghiacciaio, fino a qualche metro sotto la Madonnina di vetta, per raggiungere la quale occorre superare un passaggio a strapiombo sul ghiacciaio della Tribolazione.
Percorso disegnato su mappa Google Earth: in rosso=primo giorno salita al rifugio; in arancio= secondo giorno salita alla cima e ritorno a Pont.