Ferrata della Memoria

PREALPI VENETO-FRIULANE
Ferrata della Memoria 964 m
(Casso – Vajont)
Escursione organizzata privatamente
Organizzata privatamente
autunno 2016
Difficoltà:
Escursionisti Esperti Attrezzato EEA
Escurs. Esperti Attrezzato
      1. Proteggimi (Sartori-Quarantotto) - Bocelli

La ferrata della Memoria è una nuova via attrezzata nata da un’idea di Fabio Bristot “Rufus”, delegato del Soccorso alpino delle Dolomiti Bellunesi, che ha voluto ricordare le vittime del disastro del Vajont del 9 ottobre 1963. Essa percorre la destra orografica della gola del Vajont attraversando territori dei comuni di Longarone (BL) ed Erto (PN). 

L’attacco del nuovo percorso attrezzato è facilmente raggiungibile grazie alla strada regionale 251 che sale da Longarone verso Erto. Dopo l’abitato di Codissago si sale fino al sesto tornante, dove è posto un cartello che indica la via ferrata. Qui si abbandona la strada principale e si prosegue a destra su una stradina che porta, dopo circa cento metri, ad un parcheggio. Lasciata l’auto in prossimità di una galleria ha inizio il sentiero che accompagna alla via attrezzata (560 metri circa di quota).Prima cengia

Si scende per pochi metri fino a raggiungere una prima galleria di circa 150 m per la quale è necessario munirsi di una torcia. Si esce su una cengia attrezzata con corrimano per rientrare poco dopo una seconda galleria più corta della precedente. All’inizio del cavo metallico si nota una targhetta che periodicamente si ritroverà lungo tutto il percorso con numerazione crescente, quota e coordinate GPS. Prima parte della ferrataUna scala metallica segna l’inizio del tratto verticale più impegnativo ed esposto. Oltre la scala, alcuni metri di una espostissima parete verticale sono superabili in diagonale con l’aiuto di qualche staffa metallica ed aiutandosi un po’ sul cavo a forza di braccia. Dopo questi primi metri verticali si tocca una zona relativamente tranquilla dove poter riprendere fiato, ma sempre in sicurezza data l’elevata esposizione. In ferrata

In presenza di roccia estremamente levigata, la via è stata attrezzata con una serie di appoggi artificiali che ne agevolano parecchio la progressione che risulta però forzata e poco arrampicabile, obbligando a sfruttare quasi costantemente il cavo metallico.In cengia

 

In corrispondenza di una serie di cenge, inizialmente rocciose e poi su terreno franoso che richiede attenzione, ha inizio la seconda parte della via attrezzata, sempre difficile ma meno impegnativa della precedente; la diga ci appare in tutta la sua grigia imponenza mentre la via riparte, ancora in verticale, lungo una parete avara di appigli con i piedi che trovano qua e là qualche appoggio naturale o, in assenza, pedivelle artificiali che facilitano la progressione.

In ferrataIn un susseguirsi di alcuni passaggi piuttosto semplici in un misto di roccia e vegetazione, si sbuca presso una comoda cengia che taglia orizzontalmente la parete della gola e culmina nei pressi di una scala che permette di superare un notevole strapiombo. La scala segna la fine della ferrata; oltre si cammina per alcune decine di metri in direzione del pulpito sommitale (800 metri circa di quota) rappresentato dai resti di un manufatto in cemento appartenuti alla teleferica risalente al periodo di costruzione della diga (ore 2,30 dal parcheggio).

CassoRaggiunto il bosco in cima alla parete rocciosa si segue in salita l’evidente sentiero n. 380 incontrando poco dopo un cartello segnaletico con indicazione a sinistra per l’abitato di Casso (nostra meta) ed a destra per la diga.Troi di S. AntoniDal paese di Casso, percorrendo il Troi de S. Antoni, con ampio giro (1 ora circa) si ritorna al parcheggio.

(riferimenti in corsivo a guidedolomiti.com)

 

Percorso disegnato su mappa Google Earth: rosso in andata, verde al ritorno. Cliccando sul simbolino della macchina fotografica si può visualizzare la foto.

Mappa Google

Mappa della cima:

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